Proposto nella Credenza
li 30 Settembre quello dovea farsi per il novo bussolo: Giovanni Tullio Castelli disse che si eleggessero li due per rione e che avvertisser di non metter gli esenti che non voglion portar pesi, ma fu perso con più voti contrarii.
5. Il
giorno sequente il governatore si protestò con li priori che si pigliasse espediente sopra questo affare e, raddunata la Credenza, esso Giovanni Tullio disse che si osservassero li capitoli di monsignor
Monte Valenti; Damiano Pulci disse che li deputati da eleggersi rileggessero il breve di Pio IV e capitoli del Valenti, ma non piacque veruno delli due pareri onde il governatore di nuovo si protestò che in queste consulte non s'intendesse mai compreso di rifarsi l'ufficio de banderari e fu sussequentemente vinto il consulto di Giovan Battista Spada, che si eleggessero due deputati per rione per far il bussolo e mandarlo poi in
Roma per confermarlo, ma il giorno sequente, delli
due Ottobre, nel Consiglio Generale, numeroso di 125 voti, fu riprovato con 106 voti il parer di messer Giovanni Cittadini che approvava il detto di Giovan Battista suddetto e né pure approvarono il detto di Cecco Mansueti che li deputati vedessero bene il breve e capitoli del Valenti et anco dell'ufficio antico o altre cose che fussero de megliori con auttorità d'aggiungerci, benché il governatore volse che dichiarasse questo suo detto, ma con bone parole disse solo che intendeva si vedessero perché si trovasse qualche cosa per la pace publica. Finalmente, non essendo concluso niente, il conte Giovanni Girolamo Spada, uno de priori, si protestò che del tutto si scrivesse a superiori a
Roma ma prima si uscire di Conseglio messer Giovanni Andrea Castelli si protestò contro il Mansueti che il suo detto era ambiguo.
9. Il signor Giovanni Felice Manassei confermò il detto del conte Giovanni Girolamo come anco Giovanni Tulio Castelli regolatore, ma gl'altri priori e regolatori dissero non voler esser tenuti in caso di spese di commissario.
10